Secondo l’Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico di Milano, l’intelligenza artificiale sta già cambiando il modo in cui lavoriamo. Un terzo dei lavoratori la utilizza, spesso con strumenti personali o gratuiti trovati online, e chi la integra nelle attività quotidiane riesce a risparmiare in media 30 minuti al giorno, che diventano 50 minuti per gli utenti più esperti.

Il tempo guadagnato viene reinvestito per:

  • Aumentare la produttività
  • Dedicarsi ad attività a maggior valore aggiunto
  • Occuparsi di impegni personali e familiari

Tuttavia, emerge una forte discrepanza tra l’uso “dal basso” da parte dei lavoratori e la strategia “dall’alto” delle aziende:

  • Solo il 14% delle aziende analizza l’impatto reale dell’AI sul lavoro
  • L’85% dei lavoratori utilizza strumenti non aziendali, con implicazioni legali, etiche e di sicurezza
  • Il rischio? Adozioni disordinate, senza una visione chiara, né formazione o governance

Il paradosso: se da un lato il 91% dei lavoratori percepisce un miglioramento delle performance, e l’86% nota benefici su qualità e apprendimento, dall’altro c’è un timore diffuso:

  • 81% teme un indebolimento delle relazioni umane
  • 32% è preoccupato per l’impatto sul proprio ruolo nei prossimi 3-5 anni

Come evidenzia Martina Mauri, direttrice dell’Osservatorio, serve una visione strategica: l’AI non deve solo aumentare l’efficienza individuale, ma ripensare ruoli, competenze e modelli di lavoro, in modo più umano, sostenibile e produttivo.

👉 L’AI è qui per restare. Ma la vera sfida è guidarne l’adozione, non inseguirla.

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AI

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