Eh, beh, ci sta. JP Morgan ha appena fatto tremare l’intero ecosistema finanziario: il colosso bancario americano inizierà a far pagare l’accesso ai dati bancari dei clienti alle società fintech.
Tutti pronti a riscrivere le fondamenta economiche su cui si regge oggi il mondo dell’open banking ?
JPMorgan ha inviato dei listini prezzi a player come Plaid e MX, i principali data aggregator tra banche e app fintech. I nuovi costi, variabili e legati ai volumi, potrebbero generare centinaia di milioni di dollari all’anno. Vuoi fare una verifica del conto, i controlli del saldo, la verifica dell’identità o le informazioni sulle transazioni? Mi paghi per richiesta.
Il mercato ha subito reagito:
- PayPal -6,5%
- Altri titoli finyech in caduta, con gli investitori preoccupati per i margini e la sostenibilità a lungo termine.
Ma perchè?
Beh, il punto di vista di JPM è semplice: la banca sostiene investimenti in cybersecurity e antifrode, di cui anche le fintech beneficiano, senza però contribuire ai costi. Da qui, la decisione di introdurre un pricing a consumo. Se ne parla per altro anche da tempo in Europa dove si arriverà a far pagare sicuramente delle API per l’Open Banking “premium” sulle quali costruire business più solidi. Ma questa è un’altra storia.
JP lancia il sasso mentre in USA c’è una grande incertezza normativa sull’open banking.
La CFPB (Consumer Financial Protection Bureau) ha imposto l’obbligo di fornire accesso gratuito ai dati, ma le regole sono ora sotto attacco legale. Se dovessero cadere, le banche potrebbero ottenere il via libera definitivo per monetizzare i dati dei clienti.
JPMorgan, che è un player di peso, ha appena aperto una porta che altre banche potrebbero varcare.
Se il trend si consolida, potremmo assistere a un profondo riassetto dell’open banking: meno accesso, meno concorrenza e, forse, meno innovazione.
Da seguire con grande attenzione.
Fonte: Reuters