L’Italia occupa la 30ª posizione su 47 Paesi mappati per capacità di innovazione. Siamo nel quadrante delle performance medio-basse. Rispetto al 2022 abbiamo perso due posizioni, mentre tutte le nazioni europee ci precedono, inclusa la Spagna.
Sul podio dell’innovazione:
🥇 Israele
🥈 Singapore
🥉 Regno Unito
Dove perdiamo terreno?
Cinque i criteri valutati: capitale umano, risorse finanziarie, innovatività, attrattività dell’ecosistema ed efficacia. L’Italia mostra criticità su quasi tutti i fronti:
- Spesa in istruzione al 4,2% del PIL, contro il 7,6% della Svezia.
- Investimenti in R&D pari allo 0,77% del PIL (25° posto).
- Unicorni e sviluppatori software in numero scarso.
- Coding ancora marginale nei percorsi scolastici.
- Investimenti in startup inferiori di 12 volte rispetto al Regno Unito.
Ma non è tutto da buttare
Ci sono indicatori che brillano:
- 7° posto al mondo e 2° in Europa per numero di scienziati altamente citati.
- Ottima performance nell’export e nella capacità computazionale.
Le leve per cambiare marcia
📌 Aumentare gli investimenti in istruzione e formazione tecnica
📌 Semplificare la burocrazia per startup e sperimentazione
📌 Introdurre il coding nelle scuole fin dalla primaria
📌 Favorire l’alleanza pubblico-privato con visione strategica
📌 Valorizzare i dottorati industriali e la ricerca congiunta
I territori che trainano
La mappa dell’innovazione regionale premia Lombardia, Lazio ed Emilia-Romagna, capaci di valorizzare eccellenze locali e inserirsi in dinamiche globali. La Motor Valley ne è un esempio: specializzazione e identità territoriale che diventano leadership internazionale.
In sintesi: abbiamo talento, ma non sistema. E senza sistema, il talento vola via.
Serve una visione coraggiosa e coerente, che parta dalle persone, coinvolga territori e semplifichi le regole. L’innovazione non è solo tecnologia, ma la capacità di creare futuro. E su questo, l’Italia ha ancora molto da dimostrare.
Fonte: Teha Global Innosystem Index 2025