Un recente studio pubblicato da Cell Reports Sustainability stima che una singola transazione di Bitcoin consumi in media 16.000 litri di acqua, una quantità equivalente a riempire una piscina da giardino.
Questa mi mancava ed è indubbiamente un paragone efficace.

Alex de Vries, il ricercatore che sta esaminando l’impronta delle criptovalute, prevede un aumento di oltre il 40% del consumo di acqua se la tendenza continuerà in questo modo.

🤔 C’è una soluzione? Nì.
Chi mina Bitcoin (il mining è ciò che permette alla rete Bitcoin di funzionare, creando nuovi blocchi sulla blockchain e verificando le transazioni) dovrebbe passare dal PoW al PoS. Mi segui con fatica, lo capisco, vedo che stai strabuzzando gli occhi 👀 .
Sto parlando di 2 processi (“Proof of Work” e “Proof of Stake”) che richiedono diverse potenze di calcolo e il secondo è più efficiente del primo in termini di energia.
➡ Perchè allora non si fa tutto con il Proof of Stake? Perchè il Proof of Work garantirebe maggiore sicurezza e decentralizzazione.

Resta il fatto che ridurre l’impatto ambientale del mining non è certamente cosa nuova ed sicuramente necessario lavorare per ottimizzarlo e per non servire su un piatto d’argento continui motivi d’accusa per i suoi detrattori.