
I robot umanoidi non sono più (solo) protagonisti di film e romanzi. La robotica sta attraversando una trasformazione epocale: dalle braccia meccaniche confinate nei capannoni industriali, si passa a macchine autonome, bipedi e intelligenti, progettate per lavorare fianco a fianco con l’uomo.
Vedi Optimus di Tesla. Nato tra lo scetticismo, oggi balla, pulisce, posa con Kim Kardashian e si aggiorna con reti neurali capaci di decidere in soli 3 millisecondi. Elon Musk sogna per lui un ruolo sulla Terra… e su Marte (anche su nell’ultimo lancio Staship è esploso in mille pezzi). Ma non è l’unico a scommettere sugli umanoidi.
Figure AI ha presentato il suo Figure 03, dotato di un sistema operativo proprietario – Helix – che combina visione, linguaggio e azione. Niente codici o lunghe istruzioni: basta un comando vocale. Nei video recenti, il robot lavora in fabbrica, riconosce oggetti non programmati e collabora con colleghi umani. Un passo concreto verso l’automazione flessibile.
Più discreto, ma altrettanto promettente, Digit di Agility Robotics: con occhi intelligenti e mani più precise, è pensato per integrarsi negli ambienti progettati per l’uomo. Collabora, non sostituisce. Cammina, si accovaccia, solleva oggetti fino a 35 kg. Partner ideale per logistica e manutenzione.
Poi c’è Apollo di Apptronik: già in test con Mercedes-Benz, mira a entrare nelle case e nelle aziende di tutti. Alto 1,70, pesa 70 kg, ha 4 ore di autonomia (o operatività continua se collegato alla rete elettrica). Il futuro è ambizioso, anche grazie ai 350 milioni di dollari raccolti a inizio anno con il supporto di Google.
Secondo Goldman Sachs, il mercato degli umanoidi varrà 38 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni.
Non è più (solo) fantascienza. È tecnologia in corsa, business in fermento, etica in costruzione.
E la domanda da porsi oggi (esattamente come internet, l’e-commerce, l’AI etc) non è più “se” arriveranno.
Ma “quando” e come lavoreranno accanto a noi.