Assicurazioni, che palle, che noia, che ansia! Nel mondo assicurativo, dove il valore si costruisce su fiducia e relazioni di lungo periodo, sta emergendo una generazione che cambia le regole del gioco: la Gen Z.
Nati digitali, hanno sempre vissuto in un mondo mobile-first, fatto di feedback in tempo reale e contenuti iper-personalizzati. Non sorprende che oltre la metà si senta sopraffatta o ansiosa quando si parla di assicurazioni: è un settore che percepiscono lontano, complesso, poco rilevante.
💡 Ma proprio qui nasce l’opportunità.
A vent’anni, magari non pensi ancora a una polizza vita. Ma guidi, affitti, cominci a lavorare, prendi decisioni finanziarie. Sono momenti in cui l’assicurazione può essere presente con proposte semplici, utili, comprensibili.
Coinvolgere la Gen Z all’inizio del percorso costruisce fiducia e apre la porta a relazioni durature. I clienti più giovani, se ben gestiti, sono spesso anche i più fedeli e profittevoli nel lungo periodo.
Peccato che molte compagnie stiano ancora usando strategie di comunicazione e ricerca rimaste ferme a vent’anni fa.
I giovani scoprono un prodotto su TikTok, cercano info online, poi lo comprano su Amazon o sul sito del brand. Solo il 18% finalizza su un social, ma l’88% lo fa su marketplace e il 75% su siti diretti. Capirli richiede strumenti adeguati.
I classici questionari lunghi, con linguaggio formale e dinamiche unidirezionali, non funzionano. Per la Gen Z servono esperienze mobili, conversazionali, che rispettino il loro modo di comunicare: messaggi brevi, autenticità, interazione reale.
🎯 Serve una nuova mentalità: fare ricerca non per “interrogare”, ma per ascoltare davvero.
Alcuni quick win per chi fa ricerca nel mondo assicurativo:
✔️ Sondaggi testuali e mobile-first: parla con loro dove già sono.
✔️ Check-in frequenti: meno survey, più conversazioni continue.
✔️ Feedback “in the moment” sui sinistri: momenti di vulnerabilità sono anche occasioni di empatia.
✔️ Incentivi personalizzati e immediati: ricompense rilevanti e visibili, non promesse vaghe.
Alcuni esempi che stanno già funzionando:
Polizze vita con benefici legati al benessere: sconti su check-up o fitness, per trasformare l’assicurazione in una scelta proattiva per la salute.
Benefit allineati ai valori della Gen Z: sostenibilità, esperienze, vantaggi reali con partner affini.
Follow-up empatici: dopo un sinistro, basta con i form impersonali. Un messaggio breve e umano può fare la differenza.
E non dimentichiamoci degli influencer (quelli veri)
La Gen Z non decide da sola. Genitori, amici, broker o agenti sono spesso parte del processo decisionale. Creare community di ricerca anche attorno a questi stakeholder – in particolare agenti e intermediari – può fornire insight preziosi su strumenti, messaggi e processi.
In un mercato complesso e competitivo, servono molto più di belle parole. Serve capire davvero come decide la nuova generazione di clienti. E questo significa investire in metodi di ascolto agili, autentici e continui.
Chi lo farà, costruirà non solo polizze, ma relazioni. Non solo clienti, ma ambassador. E sarà pronto per il futuro, non per inseguirlo.