La proposta di estendere anche in Italia il modello tedesco, ovvero 10 euro al mese versati dallo Stato a ogni bambino, investiti per costruire una pensione integrativa sin dalla nascita, sta accendendo un interessante dibattito.

L’idea è semplice ma radicale: lo Stato verserebbe 10 euro al mese per ogni neonato fino ai 18 anni, accumulando così 2.160 euro da investire in strumenti finanziari, che i ragazzi riceverebbero solo al momento della pensione.

Il progetto, non mira certo a risolvere tutti i problemi previdenziali delle nuove generazioni (alle prese con lavori spesso precari o sottopagati), ma rappresenta una sorta di “spinta gentile“: portare l’attenzione sulla necessità di costruire una pensione integrativa il prima possibile.

Le famiglie potrebbero a loro volta integrare il contributo mensile che potrebbe essere detratto (fino a 5K). Meno tasse oggi, più capitale per un loro domani.

Lo scenario dei costi

  • Con circa 330mila nati l’anno, il costo iniziale per lo Stato sarebbe di 21 milioni.
  • A regime, la spesa salirebbe a 710 milioni annui, una cifra sostenibile in rapporto ai 1.000 miliardi della spesa pubblica, anche considerando l’effetto dell’inflazione nel lungo periodo.

Le reazioni politiche

  • Maggioranza (FdI, FI, Lega): interesse e apertura, ma cautela sulla sostenibilità. Durigon (Lega) spinge per estendere la misura anche alla previdenza complementare.
  • Opposizione (PD, M5S, Azione): favorevoli a studiare il progetto, ma sottolineano i nodi della denatalità e della precarietà del lavoro, che restano irrisolti.

Il settore assicurativo e finanziario

Compagnie e banche come Generali, UniCredit, Axa, Unipol, Allianz, Mediolanum vedono positivamente l’iniziativa, sottolineando il valore di una educazione previdenziale precoce e la necessità di coinvolgere sia le famiglie sia il secondo pilastro pensionistico. Alcuni ricordano che sistemi simili funzionano già in regioni come Trentino-Alto Adige*.

Oltre la proposta

Molti esperti, come Valentina Marchesini (Marchesini Group), avvertono: la misura è interessante ma rappresenta solo la punta dell’iceberg. Senza una strategia più ampia su natalità, welfare e riduzione del costo del lavoro, non si affrontano le vere radici della questione.

In un’Italia che invecchia e fa sempre meno figli, iniziare a pensare alla pensione dalla culla non è più solo una provocazione, ma potrebbe diventare una necessità.

*nel frattempo in Trentino…
In Trentino Alto Adige esiste già un sistema innovativo di sostegno alla previdenza complementare per i nuovi nati, adottati o affidati. La Regione ha istituito una legge che prevede un contributo economico di 300 euro alla nascita (o adozione/affidamento) versato direttamente in un fondo pensione complementare intestato al minore.Nei quattro anni successivi viene erogato un ulteriore contributo di 200 euro all’anno, a condizione che la famiglia versi almeno 100 euro annui nello stesso fondo. In totale, il beneficio può raggiungere 1.100 euro nei primi anni di vita del bambino, con l’obiettivo di educare alla cultura del risparmio previdenziale e sostenere concretamente la sicurezza economica futura delle famiglie.

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