Sono sempre più il cuore pulsante dell’innovazione nelle imprese italiane. Non solo luoghi di formazione, ma veri e propri strumenti strategici per trattenere i talenti, aggiornare le competenze e affrontare le trasformazioni digitali e green.
📈 In Italia il fenomeno è in piena espansione: dalle 25 Academy censite nel 2010 siamo passati a 232 nel 2024, di cui 79 solo in Emilia Romagna. Il 94% è in fase avanzata o matura e il 78% si dedica alla formazione manageriale ed esecutiva. Temi come forecasting, change management e cultura aziendale sono ormai al centro dell’agenda formativa (fonte:Rapporto Assoknowledge 2025).
Il 50% delle Academy ha una sede fisica dedicata e l’80% ha visto crescere i finanziamenti nell’ultimo anno.
Sullo sfondo però un dato preoccupante che è lì ormai da qualche anno: il mismatch tra domanda e offerta di competenze riguarda quasi due aziende su tre. Solo nel 2023 ha causato una perdita di valore aggiunto pari a 43,9 miliardi di euro. Tra il 2023 e 2024 ci sono stati 184mila annunci ICT in Italia. Sviluppatori web, ingegneri software, specialisti IT, Data Scientist e profili in ambito cybersecurity sono oggi tra i più ricercati. Le competenze più difficili da reperire sono quelle legate a sostenibilità e digitalizzazione. Oltre all’AI che al momento se la viaggia sull’onda.
Bene che le academy provino a mettere un cerotto su una malattia endemica ma serve una strategia nazionale integrata, un maggior raccordo tra Academy aziendali e ITS, e l’apertura al mondo della scuola. Come ha ricordato Riccardo Di Stefano (Confindustria): “Le Academy sono la prova concreta che le imprese stanno agendo per colmare il mismatch. Ora bisogna creare un ecosistema formativo all’altezza delle sfide tecnologiche e sociali di oggi.”
nota: in Italia solo l’1,5% dei laureati proviene da corsi in ambito tech, contro il 4,5% della media UE.