Ricordo molto bene quando in tanti erano esaltati dalla fintech Curve. Curve era un servizio di portafoglio digitale e carta di pagamento che permetteva agli utenti di virtualizzare e raggruppare tutte le carte di credito, debito e prepagate in una sola carta fisica o digitale. Grazie alla sua app, gli utenti potevano scegliere con quale carta effettuare i pagamenti, anche dopo l’acquisto, e gestire in modo semplice e flessibile le proprie spese. Curve offriva vantaggi come la riduzione delle commissioni sulle transazioni estere, cashback, e la possibilità di integrare la carta digitale con sistemi di pagamento come Apple Pay e Google Pay, semplificando così i pagamenti e il controllo delle finanze in un’unica soluzione.
Curve è una figata, Curve è una bomba ma… Lloyds Banking Group ha raggiunto un accordo per acquisirne il controllo. Circa 120 milioni di sterline.
L’operazione, di cui si è parlato questa estate ma che dovrebbe essere annunciata questa settimana, rappresenta un consistente ribasso rispetto alle valutazioni precedenti di Curve e circa la metà del capitale complessivo raccolto dalla società dal momento della sua fondazione.
Fondata nel 2015 dall’ex soldato delle forze speciali israeliane Shachar Bialick, Curve aveva raccolto oltre 200 milioni di sterline. Solo sei anni fa, Bialick prevedeva una valutazione di 50-60 miliardi di dollari tramite IPO. Invece, l’azienda è sull’orlo dell’insolvenza, con Bialick che ha avvertito gli azionisti che senza l’accordo con Lloyds Curve sarebbe rimasta senza fondi entro fine 2025.
Per Lloyds è una bella opportunità a per potenziare la parte di digital payment a un prezzo “vantaggioso”. La banca punta a sfruttare la tecnologia di Curve per competere meglio con player dominanti come Apple Pay, che detiene oltre il 50% del mercato dei pagamenti mobille in UK.
Il caso Curve-Lloyds è una dimostrazione di come le istituzioni finanziarie tradizionali possano acquisire asset fintech in difficoltà a prezzi scontati, esternalizzando così l’innovazione ma mantenendo l’infrastruttura bancaria centrale. Per chi opera nel settore, per tutte le startup fintech, il monito è sempre quello ormai: dovete puntare alla redditività piuttosto che alla crescita a tutti i costi. Turnover is vanity, margin is sanity,
Ci possiamo aspettare un’ondata di acquisizioni simili? Boh, non è che poi ci siano tutte queste fintech in difficoltà con business promettenti ma è vero che le banche tradizionali, forti in bilancio e sotto pressione per modernizzarsi, diventeranno acquirenti sempre più aggressivi (JPMorgan ne sa qualcosa). Per gli investitori di venture capital, probabilmente è arrivata la fine dell’era delle valutazioni astronomiche basate solo sulla crescita degli utenti.