Non sono (solo) i Millennials o la Gen Z i motori della tecnologia.
La forza trainante, spesso invisibile, è la Generazione X – i nati tra il 1965 e il 1980. Sì, proprio quelli che erano a scuola con me.

Molti dei nomi che hanno plasmato il mondo in cui viviamo appartengono a questa generazione:

  • Elon Musk (1971) – Tesla, SpaceX, Neuralink
  • Larry Page e Sergey Brin (1973) – Google
  • Marc Benioff (1964) – Salesforce
  • Sundar Pichai (CEO di Google e Alphabet), Satya Nadella (CEO di Microsoft), Peter Thiel (cofondatore di PayPal e Palantir), Travis Kalanick (Cofondatore ed ex CEO di Uber)…

La Gen X detiene il 51% delle posizioni di leadership globali, rappresenta il 31% della forza lavoro tech e conta 267 CEO di aziende Fortune 500 (età media: 57,7 anni).

Cresciuta tra analogico e digitale, ha saputo rompere le logiche del potere tradizionale dei Boomers senza ideologia, solo per pragmatismo. Ha creato un nuovo modello: organizzazioni piatte, meritocrazia sui risultati, orari flessibili, remote working, cultura startup.

E così ha costruito economie parallele:

  • PayPal ha aggirato il sistema bancario tradizionale
  • Amazon ha riscritto il retail
  • Google ha tolto ai media il monopolio dell’informazione
  • Tesla e SpaceX hanno sfidato automotive e aerospazio

Se il Sessantotto ha contestato nelle piazze, la Gen X lo ha fatto nei server farm e nei garage della Valley.
Una rivoluzione silenziosa, ma devastante per le vecchie gerarchie.

Il loro esempio ha influenzato anche le generazioni successive: la Great Resignation, la ricerca di un equilibrio vita-lavoro e di una leadership autentica sono figli diretti di questa cultura.

Spesso chiamata “la generazione dimenticata”, la Gen X ha in realtà costruito le fondamenta dell’era digitale.

Ogni volta che usiamo un social network, facciamo shopping online o lavoriamo su un servizio cloud, camminiamo su infrastrutture nate dalla loro visione. Lunga vita alla Generazione X.

Fonte: un bel articolo sul Sole24Ore a firma di Paolo Benanti