L’industria italiana continua a perdere terreno. A dicembre la produzione è calata del 3,1% rispetto al mese precedente e del 7,1% su base annua, portando a 23 mesi consecutivi di segno negativo. Un periodo nero che riporta i livelli produttivi a quelli di giugno 2020, quando il mondo era completamente fermo per il Covid.

🚗 Il settore auto, l’automotive, è letteralmente in ginocchio. Nel 2024 la produzione si ferma a 310mila vetture, il dato più basso dal 1957. Ripeti con me: DAL MILLENOVECENTOCINQUANTASETTE. A dicembre il crollo è stato drammatico: -65%, da 30mila a 10mila auto prodotte. Gran parte della crisi è legata alla Cassa Integrazione di Stellantis, che ha frenato la produzione in modo significativo.

👞 Anche la moda soffre, con il tessile e l’abbigliamento che registrano un calo del 18%. La metallurgia e i macchinari arretrano di oltre il 9%, mentre il comparto legno-carta non se la passa meglio. E il dato più preoccupante è che nessun settore manifatturiero mostra segni positivi.

🏭 Meno produzione, meno investimenti. A fine 2024 l’utilizzo della capacità produttiva è sceso sotto il 75%, un livello che non si vedeva dal terzo trimestre del 2020. Anche la domanda interna è debole, con un forte calo degli investimenti: il settore dei macchinari registra una frenata del 17,4%, con un impatto di oltre 5 miliardi di euro. La lunga attesa per le misure di Transizione 5.0 non ha certo aiutato, spingendo molte aziende a rimandare le decisioni in attesa dei nuovi incentivi. Ma il PNNR non doveva aiutare?

🌍 Export in difficoltà. Nei primi 11 mesi del 2024, l’export italiano è sceso dello 0,7%, con un impatto diretto di 3,6 miliardi di euro legato al rallentamento della Germania. Berlino sta infatti vivendo una fase difficile, con un PIL in calo per il secondo anno consecutivo e una produzione industriale in rosso. Il settore auto tedesco ha subito un crollo di 13 punti a dicembre, con 33mila vetture prodotte in meno rispetto all’anno precedente. Mal comune mezzo gaudio un cavolo.

💡 Qualche spiraglio all’orizzonte? Nonostante il quadro difficile, si intravedono piccoli segnali di stabilizzazione: l’indice dei direttori d’acquisto, pur rimanendo sotto la soglia critica di 50*, è ai massimi da otto mesi.

In rete, forse fisiologicamente, si parla molto di digitale ma l’industria italiana è la vera spina dorsale del Paese e non sta bene perchè ha bisogno di scelte strategiche per uscire da questa crisi: servono incentivi mirati, una spinta agli investimenti e una maggiore competitività sul mercato internazionale. Che non credo siano suggerimenti nuovi e mai sentiti. Mah.


*📊 Come funziona l’indice dei direttori d’acquisto?
Viene calcolato sulla base di un sondaggio mensile condotto tra i responsabili degli acquisti delle aziende. L’indice si basa su cinque fattori principali:

  1. Nuovi ordini 📦 – Segnala se la domanda sta crescendo o calando.
  2. Produzione 🏭 – Indica il livello di output delle aziende.
  3. Occupazione 👷 – Mostra se le aziende stanno assumendo o riducendo personale.
  4. Tempi di consegna dei fornitori 🚚 – Più lunghi possono indicare problemi di approvvigionamento.
  5. Scorte di materie prime 📉 – Se calano, può significare che le aziende prevedono una domanda più debole.

📈 Come si interpreta?

  • PMI sopra 50 → Crescita del settore.
  • PMI sotto 50 → Contrazione del settore.
  • PMI a 50 → Stabilità.

Negli ultimi mesi, il PMI italiano è rimasto sotto quota 50, segnalando un’economia ancora debole. Tuttavia, il dato di gennaio ha mostrato una leggera risalita, suggerendo che il calo potrebbe rallentare.